Indicatore trimestrale di tempestività dei pagamenti – Anno 2015

Art. 9, comma 3, DPCM 22 settembre 2014

L’indicatore di tempestività dei pagamenti rileva il tempo medio di ritardo del pagamento delle fatture rispetto alla data di scadenza.
E’ stato calcolato come la somma, per ciascuna fattura emessa a titolo di corrispettivo di una transazione commerciale, dei giorni effettivi intercorrenti tra la data di scadenza della fattura o richiesta equivalente di pagamento e la data di pagamento ai fornitori moltiplicata per l’importo dovuto, rapportata alla somma degli importi pagati nel periodo di riferimento.
Nel calcolo entra quindi in gioco anche il valore delle fatture così che ogni fattura peserà sull’indicatore in misura proporzionale al proprio importo.
La disciplina si applica a tutti i contratti che comportano la consegna di merci o la prestazione di servizi.
A decorrere dall’anno 2015 questo indicatore diventa trimestrale.

Anno 2015 Spese correnti Spese in c/capitale Tempi medi totali
I° Trimestre -2,17 33,15 2,67
II° Trimestre 1,67 50,11 8,76
III° Trimestre -14,48 49,79 -3,72
IV° Trimestre -2,22 8,26 -0,70
Totale Anno 2015 -3,31 25,07 0,88

La differenza dei valori relativi a spese correnti (cioè spese per il normale funzionamento dell’Ente e la gestione dei servizi, quali acquisto di beni e servizi, utenze e consumi energetici, manutenzione ordinaria…) e spese in conto capitale (cioè le spese per investimenti quali opere pubbliche, acquisto di beni durevoli e attrezzature) è la conseguenza della normativa sul patto di stabilità che di fatto impone agli Enti Locali di limitare fortemente i propri pagamenti di questo tipo.
I pagamenti relativi alle spese in c/capitale rilevano  la tempestività dei pagamenti che deve essere coniugata con il rispetto degli obiettivi del Patto di stabilità che si ritiene comunque prioritario in considerazione delle pesanti conseguenza derivanti dal mancato rispetto.
Pertanto il ritardo dei giorni per la gestione dei pagamenti in conto capitale deriva dai forti limiti del patto di stabilità, che hanno obbligato l’Ente a sospendere la quasi totalità dei pagamenti per investimenti.
Si tratta dunque di ritardi non dovuti alla volontà dell’Ente, ma all’obbligo di rispettare le norme sui vincoli di finanza pubblica imposti dal governo.

 

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